Piano nazionale di ripresa e resilienza

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza si inserisce nell’ambito del programma Next Generation EU («NGEU»), il pacchetto da 750 miliardi di euro (per tutti gli Stati membri, l’Italia ha ottenuto la quota più alta), concordato dall’UE in risposta alla crisi pandemica da Covid 19.

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), trasmesso dal Governo Draghi al Parlamento il 25.4.2021, presentato alla Camera il 26 aprile, approvato da Camera e Senato (27 aprile), successivamente trasmesso alla Commissione UE che il 22.06 lo ha valutato positivamente: –

Il Piano ammonta a complessivi 222,1 Mld di euro, in massima parte (191,5 miliardi) rappresentati dal c.d. Recovery Fund, cui si aggiungono i 30,6 Mld del Fondo complementare (coperto con scostamento di bilancio). A tali somme si aggiungono ulteriori 26 Mld per la realizzazione di opere specifiche (ad es. linea ferroviaria ad AV Salerno-Reggio Calabria). Infine, quelle del programma React-Eu (13 Mld per il triennio 2021-2023); 

Per il Recovery Fund, da utilizzare nel periodo 2021-2026: 68,9 Mld sono sovvenzioni a fondo perduto. I restanti 122,6 mld saranno ottenuti da prestiti. 

Il 40 % circa delle risorse territorializzabili del Piano sono destinate al Mezzogiorno. 

L’impatto complessivo del PNRR sul PIL nazionale, fino al 2026, è stimato in circa 16 punti percentuali. 

Tutti i progetti inclusi nel piano devono essere conclusi entro il 2026. 

Next step: Approvazione Consiglio UE entro luglio 2021, pagamento fino al 13% previsto tra luglio e settembre 2021.

Il Piano si articola in sedici Componenti, raggruppate in sei Missioni. Queste ultime sono articolate in linea con i sei Pilastri menzionati dal Regolamento RRF.

Quattro ambiziosi progetti di riforme c.d. «di contesto», che mirano all’attuazione del Piano e a contribuire alla modernizzazione del Paese e all’attrazione degli investimenti: ✓ Pubblica Amministrazione; ✓ Giustizia; ✓ Semplificazione della legislazione; ✓ Promozione della concorrenza.

Si prevedono poi riforme «abilitanti», volte a rimuovere gli ostacoli amministrativi / regolatori che ostacolano le attività economiche e la qualità dei servizi prestati e «Riforme settoriali» (ad es. fonti rinnovabili).

Il Piano riconosce il valore universale della salute, la sua natura di bene pubblico fondamentale e la rilevanza macro-economica dei servizi sanitari pubblici.

La componente 1 della Missione 6 del piano  prevede il potenziamento delle strutture e dei servizi sanitari di prossimità e dei servizi domiciliari.